Capitanata, reati predatori e silenzi istituzionali: quando la comunicazione diventa omertà - NOC Press

Capitanata, reati predatori e silenzi istituzionali: quando la comunicazione diventa omertà


Capitanata, 26 agosto 2025 – Mentre le associazioni (15) chiedono udienza in Prefettura ricevendo solo silenzi, la provincia di Foggia continua a essere teatro di reati predatori, tra furti aggravati, rapine e ricettazione, incendi, atti intimidatori, "omicidi-suicidi" irrisolti. Dall’inizio dell’anno, operazioni straordinarie delle forze dell’ordine hanno portato a otto arresti documentati: cinque tra febbraio e marzo (Torremaggiore e Apricena) e tre a maggio (Cerignola). Numeri che, però, non restituiscono la reale portata del fenomeno, se si considera che solo nel 2024 i furti denunciati superarono quota 10.000, con un incremento del 13% rispetto all’anno precedente.

 Il 2025 si è aperto con controlli serrati: servizi “Alto Impatto” della Polizia di Stato, posti di blocco e centinaia di veicoli sequestrati. Eppure, quando si cercano dati aggregati e trasparenti, il quadro si sgretola: nessun bilancio ufficiale, nessuna statistica aggiornata mese per mese. Solo episodi sparsi, raccontati a macchia di leopardo, senza un reale disegno complessivo.

 

Il vero problema: i silenzi

Se da un lato le forze dell’ordine mettono in campo uomini e mezzi, dall’altro lato le istituzioni sembrano ostinarsi a non comunicare con chiarezza ciò che accade sul territorio. Non parliamo solo di numeri mancanti sui furti o sulle rapine, ma di vicende ben più gravi.

Emblematico è il caso del minorenne ritrovato in condizioni disperate in un casolare di Torremaggiore e poi deceduto: una tragedia che avrebbe meritato una comunicazione immediata e trasparente, ma che invece è stata avvolta da un silenzio assordante. Un silenzio che non solo disorienta i cittadini, ma mina il rapporto di fiducia tra comunità e istituzioni.

 

Omertà istituzionale prima di quella sociale

In Capitanata si parla spesso di omertà sociale, come se la responsabilità fosse solo dei cittadini che “vedono e non dicono”. Ma prima ancora dell’omertà sociale, esiste una più grave e dannosa omertà istituzionale: la scelta di non divulgare dati completi, di non raccontare fatti scomodi, di limitarsi a comunicati preconfezionati.

Senza trasparenza, ogni sforzo repressivo rischia di diventare solo una vetrina. E senza una corretta informazione, i cittadini restano spettatori passivi di un fenomeno che li riguarda in prima persona.

 

La differenza la faranno i cittadini

In questo contesto, il futuro della sicurezza in Capitanata dipenderà non solo dalle divise, ma soprattutto dalla capacità dei cittadini di organizzarsi, di informarsi e di pretendere verità e responsabilità. Perché laddove lo Stato tace, cresce la sfiducia. E laddove la sfiducia prende il sopravvento, la criminalità trova terreno fertile.

La lotta ai reati predatori e alla criminalità organizzata, dunque, non è solo questione di arresti e controlli. È una battaglia culturale, che parte dalla rottura del silenzio. Prima quello delle istituzioni, poi quello della società civile.

Solo così la Capitanata potrà spezzare la catena che la tiene prigioniera.


®RedazioneNOCPress

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