La FCdA contro il nuovo attacco all’archeologia preventiva e l’estensione del silenzio-assenso
«Ci
stanno provando ancora una volta. Si sta sferrando un nuovo attacco
all’archeologia preventiva, cioè a quelle procedure che consentono di
evitare i disastri e la distruzione di siti archeologici pur rendendo
possibile la realizzazione delle opere pubbliche e private.
Un
emendamento (n. 13.183) presentato da esponenti della Lega al ‘decreto
milleproroghe’ all’esame del Parlamento chiede di eliminare fino al 2025
le procedure dell’archeologia preventiva in quelle aree non “soggette a
specifica tutela negli strumenti urbanistici”, cioè nella stragrande
maggioranza dei territori italiani e proprio nelle aree non tutelate
nelle quali le indagini preventive sono più necessarie; per tali aree
secondo gli estensori dell’emendamento sarebbe sufficiente una generica
“autocertificazione a firma di un progettista abilitato”, cioè non di un
archeologo professionista ma di un qualsiasi progettista, ingegnere o
architetto, che, privo di competenza specifica e senza alcun elemento
conoscitivo preventivo, dovrebbe autocertificare l’assenza di un rischio
archeologico. Tutto questo in nome di una malintesa idea di
semplificazione e dello snellimento delle procedure. Si ignora, infatti,
che l’obiettivo prioritario dell’archeologia preventiva consiste
proprio nel superare quel conflitto tra conoscenza-tutela e
modernizzazione del Paese.
L’archeologia
preventiva andrebbe semmai potenziata in Italia, estendendola anche
agli interventi privati, con specifici finanziamenti nell’ambito del
Recovery Plan, realizzando progetti di indagine sistematica, costruendo
sistemi informativi territoriali, digitalizzando i dati di archivio e le
informazioni pregresse, immettendo al più presto nuove energie giovani
nel MiBACT, migliorando ulteriormente anche la formazione universitaria
degli archeologi in questo settore professionale, coordinando e
integrando le attività del MiBACT, delle Università, dei centri di
ricerca, dei professionisti e delle imprese archeologiche.
In
altri paesi europei, come la Francia, l’archeologia preventiva è
pratica ormai consolidata da decenni, con norme rigorose ed efficienti
strutture operative, che, accrescendo enormemente la conoscenza del
patrimonio archeologico e offrendo significative occasioni di lavoro a
molti archeologi, non rallentano affatto la progettazione e la
realizzazione delle grandi infrastrutture o delle costruzioni pubbliche e
private.
Un
altro emendamento degli stessi parlamentari (13.182) è ancor più
pericoloso perché chiede che fino a tutto il 2022 il silenzio-assenso
sia esteso agli “interventi realizzati da soggetti privati su beni
culturali relativamente ad opere di consolidamento, messa in sicurezza e
adeguamento normativo”: insomma in assenza di una risposta in tempi
brevi da parte degli uffici di tutela, sempre più gravati di lavoro e
privi di personale, si potrebbero modificare, anche pesantemente, i beni
culturali. Si fa presente che la “messa in sicurezza” in certi casi
potrebbe in teoria prevedere anche la demolizione di un bene! Il
silenzio-assenso è uno strumento rozzo e pericoloso: se si vuole che i
tempi di risposta siano giustamente rapidi si potenzino gli uffici e si
doti il Paese di strumenti efficaci.
La Federazione delle Consulte Universitarie di Archeologia, che rappresenta la quasi totalità dei docenti di archeologia italiani, esprime sconcerto, grande preoccupazione e forte opposizione a questo nuovo attacco all’archeologia preventiva e a questa estensione del silenzio-assenso negli interventi sui beni culturali e invita il ministro Franceschini, il MiBACT e tutte le forze politiche parlamentari più sensibili alla salvaguardia del patrimonio culturale a respingere l’emendamento in questione e a garantire il massimo sostegno alle azioni di ricerca, di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, vera grande risorsa del nostro Paese».
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