Blitz anticamorra dei Carabinieri, 17 misure cautelari - NOC Press

Blitz anticamorra dei Carabinieri, 17 misure cautelari



Dalle prime ore dell’alba, ad Acerra (Na) e in diverse altre località, Napoli, Benevento, Pomigliano d’Arco (NA), Castello di Cisterna (NA), Casamarciano (NA), Castel Volturno (CE) e Liscate (MI), 150 carabinieri del comando provinciale di Napoli stanno dando esecuzione a una misura cautelare personale emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 17 soggetti gravemente indiziati di favoreggiamento personale aggravato dal metodo e dalle finalità mafiose e associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione abusiva di armi comuni e da guerra. Di queste 17 persone coinvolte, 14 sono destinatarie di misura in carcere, una di arresti domiciliari e due di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

L’indagine in origine era partita a seguito della latitanza di Salvatore Calabria, esponente apicale del clan camorristico De Sena di Acerra, il quale, si era reso irreperibile dopo la condanna all’ergastolo e all’emissione nei suoi confronti della misura cautelare della custodia in carcere in relazione all’omicidio di Giovanni Sodano, alias “o ciucciaro”, vittima di un agguato camorristico avvenuto ad Acerra il primo dicembre 1996 (già esponente di vertice del contrapposto clan "Mariniello" di Acerra).

Salvatore Calabria poi veniva tratto in arresto nel marzo del 2015; era stato infatti individuato a Roma, mentre si trovava tranquillamente seduto a un tavolino di un bar, in possesso di una carta d’identità e di una tessera sanitaria contraffatte nonché di quattro telefoni cellulari e altrettante schede sim fittiziamente intestate ad altre persone.

Come spesso avviene, la quasi totalità delle utenze telefoniche impiegate dagli indagati erano intestate a cittadini extracomunitari, tuttavia, gli accertamenti svolti hanno permesso di identificare gli effettivi utilizzatori dei telefoni monitorati, come nel caso, ad esempio, di uno dei fiancheggiatori di Calabria allorquando, in occasione dell’arresto di quest’ultimo, veniva trovato in sua compagnia. Non solo, il predetto, immediatamente dopo l’arresto del latitante, effettuava delle conversazioni telefoniche in cui dava l’annuncio e commentava l’evento; in primis, fornendo la notizia alla compagna del latitante: «A Roma! Ci hanno.. Ci hanno fermato.. Ci hanno bloccato! Stavamo due tre di noi ià! E ci hanno bloccati a tutti quanti! Mo siamo.. siamo usciti e lui sta la! Mo lo portano… però mo lo vanno a pigliare e lo portano a.. a Cisterna! Hai capito?».

Finiva così la fuga del ricercato, il quale per diversi mesi si era sottratto alla cattura, avvalendosi di persone di fiducia che gli avevano garantito supporto economico, logistico, il mantenimento della propria rete di contatti e gli spostamenti necessari. 

Le indagini, oltre ad assicurare alla giustizia il latitante e ad individuare le persone che, con ruoli diversificati, avevano fornito supporto logistico ed economico al fine di agevolarne l’irreperibilità, hanno permesso anche di disarticolare due distinte organizzazioni criminali dedite al traffico di cocaina e crack, attive principalmente nei comuni di Pomigliano d’Arco ed Acerra.

In effetti erano emersi dei contatti telefonici tra il latitante CALABRIA ed un soggetto, il cui monitoraggio telefonico aveva fatto emergere l’esistenza di una piazza di spaccio attiva nel Comune di Pomigliano d’Arco e diretta da FERRETTI Salvatore.

Quest’ultimo, gravemente indiziato di essere il capo, organizzatore e promotore del sodalizio, curava i rapporti con i fornitori per l’approvvigionamento della sostanza stupefacente (in particolare cocaina) con cadenza pressoché quotidiana che egli poi riusciva a collocare immediatamente sul mercato illecito, arrivando anche a stabilire e controllare i tempi, i termini e le modalità di realizzazione delle diverse operazioni di approvvigionamento, confezionamento e distribuzione dello stupefacente.

Il FERRETTI provvedeva allo smercio dello stupefacente sia attraverso gli altri associati – che gestivano a loro volta un personale giro di clienti e che garantivano all’associazione l’acquisto periodico di sostanza stupefacente comprando a credito e pagando quando a loro volta avevano riscosso dalla vendita al minuto – sia attraverso la cessione diretta a soggetti assuntori, la cui materiale consegna veniva curata da altri sodali a lui particolarmente vicini e che gli fungevano da factotum.

Spesso i vari membri dell’organizzazione, dialogando con i propri acquirenti, utilizzavano termini criptici per indicare la sostanza stupefacente: “…vedi un momento questa pasta e cavolfiori com’è…era esagerata, bella, bella, bella, figurati che mi sono imballato sano sano…era di livello ottimissimo”.

A riprova dell’estrema conclamata pericolosità sociale degli indagati, anche nel corso delle attività investigative, proprio FERRETTI Salvatore ed altri suoi sodali venivano tratti in arresto in esecuzione di altra ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa e reati in materia di armi e sostanze stupefacenti, reati riconducibili al “clan Ferraiuolo” di Napoli.

L’associazione diretta da FERRETTI ha dimostrato, in base alle risultanze delle indagini, di essere ben radicata sul territorio, dotata di un vasto giro di clienti, di armi e con mire espansionistiche verso gli analoghi mercati della droga insistenti nei comuni limitrofi

Veniva inoltre rilevata la rottura tra FERRETTI Salvatore ed un suo sodale ed il passaggio di quest’ultimo ad un’altra organizzazione, che permetteva di cristallizzare l’esistenza di una ulteriore piazza di spaccio attiva ad Acerra e diretta da AFFINITO Ciro, alias “nas e cane”.

Nelle fasi che avevano contraddistinto tale “spaccatura”, era emersa chiaramente anche una circostanza in cui FERRETTI Salvatore, armato di kalashnikov, accompagnato dal fratello Aniello, a sua volta in possesso di una pistola, insieme ad altri componenti del gruppo criminale, si erano messi alla ricerca del “traditore”, senza tuttavia riuscire a rintracciarlo. Dalle intercettazioni telefoniche emergeva la frenesia delle ricerche: “Eh, ma…eh, mi ha mandato pure il fratello da me! Eeeeeeee….hai capito?”, “Vieni qua, dove! Devo acchiappare a questo davanti e mi deve fare pure qualche tarantella? Neee…vita mia?”.

Le attività di indagine hanno permesso di rilevare come AFFINITO Ciro gestisse un’organizzazione analoga a quella del FERRETTI, operante, come detto, sul territorio di Acerra. Gli inquirenti hanno avuto modo di appurare come AFFINITO mantenesse i rapporti con diversi fornitori, che gli garantivano la disponibilità di sostanza stupefacente del tipo cocaina, anche di ottima qualità, gestisse un’incessante attività di rivendita di tale sostanza anche al di fuori del comune di Acerra e, attraverso pusher a lui stipendiati, godesse di rapporti con personaggi di spessore criminale di cui si serviva per il recupero dei crediti.

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