Caso oncologo G. Rizzi. Spunta un filmato che manda in “bestia” la rete - NOC Press

Caso oncologo G. Rizzi. Spunta un filmato che manda in “bestia” la rete


La notizia è nota da due giorni. L’ANSA l’ha riportata nei dettagli con titolo e sottotitolo “Denaro in cambio di farmaci oncologici, arrestato medico. Accusato di concussione, 130mila euro da paziente in cura a Bari”. Eccone uno stralcio.

 

“(ANSA) Si sarebbe fatto pagare più di 130mila euro da un paziente, poi deceduto, per somministrargli farmaci oncologici salvavita gratuiti. I carabinieri hanno arrestato Giuseppe Rizzi, medico oncologo in servizio fino a circo un anno fa all'Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari. Al medico, che si trova agli arresti domiciliari, il pm Marcello Quercia contesta il reato di concussione aggravata e continuata in concorso con la compagna, l'avvocatessa Maria Antonietta Sancipriani. Oltre alla misura cautelare nei confronti di Rizzi i carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo per equivalente del valore di 136 mila euro. In sede di perquisizione, nella sua abitazione, i militari hanno trovato reperti archeologici e denaro contante per oltre 1,9 milioni di euro, nascosto in buste e scatole per calzature. (ANSA)”.

 

Quello, però, che ha fatto scatenare l’ira di moltissime persone in rete e sui social, è un video di un’intervista fatta al dott. Rizzi che dichiara di «amare il paziente».

 

L’intervista è stata fatta durante un convegno Hot-Topics nei Tumori Uro-Ginecologici, il 28 e 29 Giugno 2018 a Bari, presso lo Sheraton Nicolaus Hotel, organizzato da Agorà Organizzazione Congressi e IRCCS - Istituto Tumori Giovanni Paolo II – Bari, dove l’intervistatore ha presentato giustamente il reparto don Tonino Bello come un centro "di umanizzazione, dove il paziente è preso mano con mano e portato tutto nel suo percorso".

 


 

Tutto, ora, è nelle mani della Magistratura. Qui si fa solo informazione con dati e fatti comprovati, i processi si fanno nelle aule giudiziarie.

 

I fatti risalirebbero nel mese di dicembre 2018, dove il legale della famiglia della vittima ha dichiarato che "La vittima si è sottoposta ad una cura definita 'promettente' dal professionista, con iniezioni settimanali, di un farmaco (gratuito) che si è rivelato poi inconferente rispetto alla patologia», spiega ancora il legale, che aggiunge «Costretti al lastrico, dopo aver acceso mutui e prestiti per far fronte alle cure, i familiari sono stati costretti a svolgere, a compensazione, lavori di ristrutturazione presso la loro villa».

 


 

Per la Procura di Bari: «Il medico abusando della qualità e dei poteri di pubblico ufficiale, dirigente medico presso il Dipartimento di oncologia dell’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari, durante lo svolgimento della sua attività professionale sia in orario di servizio che fuori turno - e comunque non in regime di attività intra od extramoenia - eseguiva sul suo paziente oncologico, affetto da accertata e grave patologia, ed in trattamento presso il citato Istituto, prestazioni mediche ed in particolare iniezioni di un farmaco per la cui somministrazione, benché prevista a titolo gratuito in quanto a totale carico del Sistema sanitario nazionale, costringendo il paziente al pagamento in suo favore di ingenti somme di denaro nonché di altre utilità sia presso la struttura ospedaliera che presso il patronato Caf (sito a Bari) in uso alla compagna e co-indagata, adibito nell’occasione ad ambulatorio medico di certa natura illegale. L’autorità giudiziaria ha altresì emesso a carico di Rizzi uno specifico decreto di sequestro preventivo d’urgenza per equivalente’ della somma di denaro pari a 136mila euro quale profitto del reato ai fini della confisca per equivalente presso un istituto bancario locale. Le articolate e complesse indagini, avviate a seguito di specifiche segnalazioni pervenute ai carabinieri dai familiari del paziente - nel frattempo deceduto per la grave patologia tumorale di cui era affetto - e dallo stesso Istituto Tumori di Bari, hanno consentito di acclarare – anche attraverso mirati accertamenti di natura tecnico-patrimoniale – il disegno criminoso ideato e posto in essere dalla coppia al fine di ottenere enormi ed indebiti vantaggi economico/patrimoniali ai danni della vittima, ribadendo – il Rizzi – le proprie abilità/capacità mediche e fornendo allo stesso tempo false speranze di sopravvivenza al paziente che – pur di restare in vita – continuava a soddisfare le ingenti e costanti richieste di denaro del professionista, dilapidando a sua volta il proprio patrimonio tanto da dover ricorrere agli aiuti economici di amici e parenti. “L’odierno risultato investigativo pone in risalto ancora una volta l’importanza della fiducia che il cittadino deve porre nelle Istituzioni, denunciando all’autorità giudiziaria o alle forze dell’ordine qualsiasi pratica o comportamento ritenuto illegale, nella convinzione che il riparo nella giustizia è l’unica strada per la legalità. A fronte di quanto innanzi, chiunque dovesse ritenersi vittima di analoghe condotte potrà con fiducia rivolgersi al Comando stazione carabinieri di Bari Santo Spirito o alla Procura di Bari».

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