USA: Yury Shvets ex spia russa in “American Kompromat”, Trump nostra spia da 40 anni - NOC Press

USA: Yury Shvets ex spia russa in “American Kompromat”, Trump nostra spia da 40 anni

 

Foto: Business Insider, Donald Trump ex Presidente degli Stati Uniti


Washington, 31 Gennaio 2021 (NocPress)

Yuri Shvets, ex spia del Kgb che negli anni ottanta ha operato a Washington e fonte principale del nuovo libro del giornalista Craig Unger “American Kompromat” a definire Donald Trump una risorsa “asset” dell'Intelligence russa da ben 40 anni.

L'ex Agente Segreto, oggi 67enne, che dopo aver lavorato per il Kgb usando come copertura l'incarico di corrispondente della Tass, per questo ottenendo la cittadinanza americana, in passato ha lavorato anche nel settore privato della sicurezza ed è stato partner di Alexander Litvinenko, Shvets in una intervista rilasciata al Guardian parla dell'ex Presidente americano dicendo testuali parole “Questo è un esempio di come le persone venivano reclutate quando erano studenti e poi arrivavano a posizioni importanti, qualcosa del genere è successa con Trump.

Foto: Gorduna.com Yuri Shvets ex spia Kgb

Unger nel suo libro descrive il primo approccio che Trump ebbe con il Kgb per un'operazione condotta in collaborazione con l'intelligence cecoslavacca, la quale riuscì ad avvicinare Trump grazie all'unione in matrimonio con la sua prima moglie, la modella cecoslovacca Ivana Zelnikova più nota e conosciuta in tutto il mondo come Ivana Trump.

Secondo quanto raccontato dall'ex spia russa, il “reclutamento” di Trump nacque in un negozio sulla Fifth Avenue per l'acquisto di circa 200 televisori per un suo nuovo Hotel di New York, negozio il cui proprietario era un russo emigrato di nome Semyon Kislin, e a detta di shvets lavorava con il kgb e che per l'intraprendenza del giovane biondo imprenditore, lo segnalò come un potenziale asset ai russi. Fatto, questo non confermato da Kislin, il quale afferma di non aver mai lavorato per l'intelligence russa.

Dai racconti di Shvets, pare che nel 1987 in occasione di un viaggio in Russia di Trump, i russi abbiano studiato bene il profilo psicologico di Donald Trump, lanciando quella che in gergo viene definita una Charme Offensive” definendo Trump soggetto vulnerabile sotto il punto di vista intellettuale e incline all'adulazione. Sempre secondo l'ex spia sovietica è stato proprio questo su cui i russi hanno fatto leva, hanno finto di essere oltre misura rimasti impressionati dalla sua personalità e di fargli credere che un giorno sarebbe divenuto un giorno, Presidente degli stati Uniti d'America.


Così, subito dopo l'incontro con i russi, pare che Trump, a detta dell'ex spia, cominciò a sondare il terreno per una sua possibile candidatura alla Casa Bianca che lo portò ad acquistare nel Settembre di quell'anno una pagina pubblicitaria sui principali giornali, presentando un suo programma in cui criticava aspramente le posizioni di Ronald Reagan sulla Guerra Fredda, accusando il Giappone di sfruttare l'alleanza con gli USA e attaccando la NATO, affermando che l'America doveva smettere di sperperare denaro per difendere paesi che si potevano difendere da soli.

Propositi che allora venivano considerati alquanto stravaganti, aggraziandosi i vertici del Kgb per il successo della loro “misura attiva”, una sorta di propaganda sovietica.

“Diviene difficile credere che qualcuno in Occidente potesse scrivere una cosa del genere e per giunta impressionare, ma in fin dei conti è successo, perchè alla fine quest'uomo è divenuto Presidente degli Stai Uniti” così afferma l'ex spia russa, sottolineando come l'azione di Trump nel 2016 è stata salutata come una vittoria ed esprimere profonda delusione nei confronti di Robert Mueller (Direttore del FBI) per non aver preso in considerazione tutti i legami tra Trump e Mosca.

                               Foto: Robert Mueller
            Procuratore Speciale per le indagini sul Russiagate


Secondo Unger "Trump era un asset" dei sovietici ma "non c'era un grande piano di far sviluppare questo tizio che 40 anni dopo sarebbe diventato presidente, a quel tempo i russi cercavano di reclutare come pazzi e andavano dietro a decine e decine di persone". "Trump era un obiettivo perfetto - conclude il giornalista - la sua vanità, il suo narcisismo lo rendevano un target naturale che i russi hanno coltivato per oltre 40 anni fino alla sua elezione".



©NOCPress all rights reserved













Nessun commento:

Lascia un commento. Sarà cura della Redazione a pubblicarlo in base alle leggi vigenti, che non violino la persona e cose altrui. Grazie.