L'Editoriale. Inchieste romanzate. Deontologia, requiem in aeternam - NOC Press

L'Editoriale. Inchieste romanzate. Deontologia, requiem in aeternam


Come sempre, Scriviamo facendo appello all’art. 18, all’art. 21 e all’art. 28 della Costituzione della Repubblica Italiana, cercando di narrare fatti, e questa volta, lo specifichiamo

L'Editoriale

È facile e molto "comodo" trasformare una lite a suon di ascia in un trafiletto giornalistico dal retrogusto romanzesco, imbastendolo di cronache e nomi che non c'entrano nulla con l'accaduto.
La mafia è tutt'altro.
Cosa c'entra tirare in ballo nomi di persone che non hanno nulla a che fare con una richiesta di rispetto delle parti, seppur "chiacchierate", senza poi pubblicare rettifiche e diritto di replica.
Cosa costa raccontare solo il fatto.
Cosa costa non speculare su nomi di persone impegnate in politica e nelle procure, specie se sono fratelli e condividono un ideale politico che non piace a chi li sbatte in prima pagina come mostri.
È vero, fa più audience, rendono più click, attira più pubblicità, perciò soldi, un "Far West" mafioso del Gargano piuttosto che una lite tra pregiudicati.
Siamo in piena campagna elettorale e certi "giochini", squallidi, sono la risultante di amicizie politiche, compagne..., che supportano certi sistemi editoriali, senza le quali non potrebbero esistere.
Come pure è facile scrivere articoli che riportano sempre le stesse cose ma con titoli diversi, raccontando fatti facendoli passare per inchieste personali quand'invece sono trascrizioni di rapporti istituzionali frutto di investigazioni.
Le inchieste, quelle vere, sono frutto di giornalismo investigativo compiuto sul campo dai giornalisti, calpestando il terreno, incontrandosi con l'una e l'altra parte, mettendo insieme piccoli indizi, analizzando fatti e verificando prove, rischiando in prima persona e non dietro una tastiera col pdf redatto da altri.
Evviva, qualcuno ha scoperto l'acqua calda a suon di romanzi, con anagrafiche che tirano, facendole diventare mitologicamente eroi della stampa efferata.
Questo non è giornalismo ma un consommé insipido.
Celebriamo, requiem in aeternam, la morte della deontologia.
Che povertà d'intelletto.

A cura dei N.O.C.
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