"Assolto, perchè il fatto non sussiste" - Concluso l'iter a carico del tenente colonnello dei carabinieri Angelo Colacicco - NOC Press

"Assolto, perchè il fatto non sussiste" - Concluso l'iter a carico del tenente colonnello dei carabinieri Angelo Colacicco





"Assolto perché il fatto non sussiste". Si è concluso in questi termini il rito abbreviato a carico del tenente colonnello dei carabinieri Angelo Colacicco, già comandante del Noe di Bari.

Una storia iniziata con l'arresto dell'ufficiale nel marzo 2021, poi annullato dal tribunale del Riesame.

Le accuse erano di depistaggio e si riferivano a indagini della Procura della Repubblica di Lecce sul sistema di corruzione dei magistrati di Trani. Secondo l’accusa della Procura distrettuale di Potenza, il tenente colonnello Colacicco aveva reso “dichiarazioni false e reticenti in relazione agli accertamenti in corso presso la procura di Lecce a carico di magistrati in servizio presso la Procura di Trani“.

Invece, l’accusa di calunnia era ai danni del pubblico ministero di Lecce, Roberta Licci. Le “calunnie” ai danni del pm di Lecce sarebbero contenute in una relazione di servizio scritta da Colacicco e inviata “alle superiori gerarchie”: il pubblico ministero Lecci era accusata “falsamente di averlo intimidito e minacciato durante l’esame testimoniale”.

Inoltre, Colacicco fu accusato di aver tentato di “inquinare le investigazioni avvicinando dei Carabinieri di grado inferiore” e tentando di “convincerli a rendere innanzi all’autorità giudiziaria dichiarazioni false, tali da confermare la sua versione dei fatti”.

Le accuse erano state formulate dalla magistratura inquirente e  la stampa ha riportato in base a ciò che era documentato e scritto nei fascicoli procedurali.

Fin dall'inizio Colacicco si era dichiarato innocente e fiducioso nella magistratura e, alla fine, ha ottenuto assoluzione. Nel corso del processo l'avvocato Ruggiero ha insistito sull'insussistenza degli elementi probatori e inattendibilità delle dichiarazioni dei testi. 

Nel procedimento si era costituita parte civile la pm leccese Roberta Licci, che aveva chiesto per Colacicco la condanna al pagamento di una provvisionale di 10mila euro.


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