Confiscati beni per 16 milioni di euro a un imprenditore: gestiva “onoranze funebri” e “ambulanze” nel salernitano - NOC Press

Confiscati beni per 16 milioni di euro a un imprenditore: gestiva “onoranze funebri” e “ambulanze” nel salernitano







Il Tribunale di Salerno ha disposto, su conforme richiesta della Procura della Repubblica di Salerno, Direzione Distrettuale Antimafia, la confisca di beni e assetti societari per un valore di circa 16 milioni di euro, nei confronti dell’imprenditore Roberto Squecco, 55 anni.

Il provvedimento è stato eseguito, nei giorni scorsi, dalla Divisione Anticrimine della Questura di Salerno e dal Servizio Centrale Anticrimine della Polizia di Stato.

Nei confronti di Squecco , già condannato anche per reati commessi per favorire il clan “Marandino”, nello scorso mese di gennaio è stata eseguita, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di intestazione fittizia di beni, peculato, interruzione di pubblico servizio, favoreggiamento personale, emissione di fatture per operazioni inesistenti, invasione di terreni ed edifici, riciclaggio, turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio ed altro, unitamente ad altri 10 indagati.

Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti cautelari personali, era stato eseguito un decreto di sequestro degli stessi di beni poi sottoposti a confisca, secondo una strategia di contrasto propria della Procura della Repubblica di Salerno e condivisa a livello nazionale, dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, che prevede un modello operativo innovativo, caratterizzato dallo svolgimento in parallelo delle indagini penali e di prevenzione antimafia.

L’esecuzione del provvedimento di confisca, estesa anche ad alcuni cespiti situati in Romania, ha comportato, per la prima volta nel nostro Paese, l’attivazione della procedura introdotta dal nuovo Regolamento (Ue) finalizzato al riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca.

In particolare, il Tribunale di Salerno ha riconosciuto nei confronti di Squecco manifestazioni di pericolosità sociale sia “qualificata” in quanto indiziato di appartenere al clan “Marandino” e del delitto di trasferimento fraudolento di valori, ma anche “generica”, in quanto soggetto che vive abitualmente con i proventi di attività delittuose.

In effetti Squecco è considerato soggetto socialmente pericoloso sin dalla seconda metà degli anni ’90. Risalgono a quel periodo, infatti, le denunce per truffa, ricettazione, violazione delle norme tributarie, traffico di carte clonate, nonché le operazioni di distrazione di beni e capitali poste in essere in danno dei creditori delle società amministrate, formalmente o di fatto e poi dichiarate fallite.

Condotte per le quali Squecco ha accumulato un ingente capitale illecito, di oltre 3 milioni di euro, successivamente reinvestito in diversi settori imprenditoriali, e per le quali ha riportato due condanne per bancarotta fraudolenta e Squecco, nonostante i numerosi e incisivi provvedimenti giudiziari ed amministrativi, quali provvedimenti di interdittiva antimafia riguardanti la sua persona e le sue attività economiche, non ha mutato la propria condotta, reiterando i medesimi illeciti.

In tale contesto, anche grazie al reinvestimento dei proventi di reati tributari, ha, di fatto, continuato a mantenere il monopolio nei servizi delle onoranze funebri e del pubblico soccorso nei Comuni di Agropoli, Acerno, Capaccio, attraverso la creazione di nuove associazioni e società intestate a prestanome ovvero infiltrando imprese di terzi già attive, in modo da sfruttare, in maniera occulta, mezzi e licenze altrui, conseguendo, peraltro, un notevole arricchimento.

Il complesso sistema di fatturazioni per operazioni inesistenti veniva realizzato attraverso società cartiere operanti nel settore sanitario, che ha fruttato, solo nel periodo 2017/2019, introiti per circa 1 milione di euro, successivamente riciclati nelle casse delle Onlus a lui riferibili.

Dagli approfondimenti economico-finanziari si è potuto documentare come Squecco abbia reinvestito le somme illecitamente acquisite con le sue attività e risalenti bancarotte fraudolente, compiendo diverse operazioni commerciali, tra le quali spiccano per la particolare rilevanza: in primo luogo, l’acquisto, attraverso la Pianeta Paestum S.r.l, di 12 terreni ubicati in Capaccio Paestum, dell’estensione di circa 18 ettari, per l’importo dichiarato di 1 miliardo e 600 milioni delle vecchie lire, il cui attuale valore, sulla base della relativa destinazione urbanistica e delle potenzialità di sfruttamento che li contraddistinguono, è stimabile in circa 15 milioni di euro.

Tra le varie progettualità che hanno interessato i terreni, nonché altri appezzamenti limitrofi, vi era quella di realizzare un parco divertimenti tematico, con l’intervento delle amministrazioni Comunali di Capaccio Paestum e Agropoli; in secondo luogo, la costituzione di due compagini societarie in Romania, attive nella produzione e vendita di prodotti caseari, registrate fra il 2002 ed il 2009, titolari di immobili in quel Paese.

Pertanto, alla luce degli elementi esposti, nonché degli accertamenti esperiti attraverso una specifica richiesta di Commissione Rogatoria alle competenti Autorità Romene, il Tribunale ha disposto la confisca di una società con sede in Italia, 2 associazioni dì soccorso, 26 automezzi, 7 conti correnti bancari, 12 terreni siti in Capaccio Paestum, 1 terreno sito a Zimbor – Romania, per un valore complessivo di circa 16 milioni di euro, applicando, altresì la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno, per la durata di 3 anni.


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