Traffico illecito di rifiuti metallici - Eseguite 13 ordinanze di custodia cautelare e sequestrati oltre 11 milioni di euro - NOC Press

Traffico illecito di rifiuti metallici - Eseguite 13 ordinanze di custodia cautelare e sequestrati oltre 11 milioni di euro




Nella mattinata di ieri è scattata l’operazione “EASY MONEY” con cui i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno e del Comando Provinciale Carabinieri di Chieti, hanno provveduto all’esecuzione di 13 ordinanze di custodia cautelare ed al sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 11 milioni di euro.

I provvedimenti sono stati emessi dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Chieti nei confronti di appartenenti ad un’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti metallici, al riciclaggio ed all’autoriciclaggio di proventi illeciti, nonché all’emissione ed utilizzo di documenti attestanti operazioni inesistenti, residenti nelle Province di Chieti, Pescara, Teramo e Reggio Emilia.

Le indagini, dirette dal P.M. Dott. Giuseppe Falasca della Procura della Repubblica di Chieti e codelegate ai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ascoli Piceno, ai Carabinieri del R.O.N.I. di Chieti e del N.O.E. di Pescara, hanno permesso di individuare il sodalizio criminoso che reperiva sul territorio nazionale rifiuti metallici acquistati “in nero” che, tramite una simulata “copertura” documentale e contabile, venivano convertiti in rottami legittimamente acquistati da imprese rappresentate da “teste di legno”.

Grazie all' utilizzo delle banche dati disponibili sulla piattaforma “Dorsale Informatica” del Corpo, alla minuziosa analisi della documentazione contabile e bancaria, nonché alle convergenze investigative con le intercettazioni ambientali e telefoniche eseguite dai Carabinieri del Comando Provinciale di Chieti, è stata individuata la modalità di riciclaggio dei soldi pagati ufficialmente per le fatture false emesse dalle società cartiere per 11.625.497,94 Euro.

Con la complicità di soggetti appositamente incaricati di effettuare dei prelevamenti con importi frazionati in modo da eludere la soglia del controllo antiriciclaggio, i soldi tornavano in buona parte ripuliti in mano agli indagati.



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