Bari: mafia, omicidio Andolfi, operazione “Alta Tensione”, 11 arresti - NOC Press

Bari: mafia, omicidio Andolfi, operazione “Alta Tensione”, 11 arresti





“Alta tensione” è il nome dato all’inchiesta dai carabinieri, inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto della Dda di Bari Francesco Giannella e dai sostituti Lidia Giorgio e Marco D’Agostino.

Nell’ambito di questa operazione antimafia stamattina circa 50 militari del Comando provinciale di Bari hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di omicidio, tentato omicidio, detenzione di armi clandestine, rapina, evasione e calunnia, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Con questa operazione è stato possibile ricostruire il contesto in cui è maturato l’uccisione del 33enne Fabiano Andolfi avvenuta nel gennaio 2018 e le successive tensioni tra i due gruppi coinvolti con vari tentativi di eliminazioni reciproche.

A quanto emerge dalle indagini l’uccisione è maturata nel clima di tensione creatosi dopo che la vittima sarebbe passata dal clan Anemolo a quello dei Capriati, per gestire attività illecite per conto del nuovo clan nel quartiere Carrassi che si trovava sotto il controllo degli Anemolo.

In tale contesto si inquadra l’antefatto, allorquando, qualche giorno prima della sua morte, all’interno di un locale nel quartiere Carrassi, Andolfi avrebbe pubblicamente offeso Vincenzo Anemolo.

Nei giorni successivi all’omicidio il clima di tensione creato nel quartiere, sfociava in una serie di scorrerie armate e di tentativi di eliminazione reciproca dei membri dei due sodalizi coinvolti. 

La pericolosa situazione rendeva necessari numerosi interventi da parte dei Carabinieri, tradottisi nell’arresto, il 10 febbraio 2018, di Roberto Mele, fratellastro della vittima, trovato in possesso di una pistola cal. 9 con matricola abrasa, completa di 13 colpi.

Calmati i progetti vendicativi di Mele, dopo circa tre mesi sarebbero nate nuove e diverse fibrillazioni all’interno del clan Anemolo. 

Come si evince dall’ordinanza di custodia cautelare, nel mese di giugno, Vincenzo Anemolo avrebbe ordinato l’omicidio di Filippo Cucumazzo, per scongiurare il rischio che quest’ultimo decidesse di collaborare con la giustizia, perché “sapeva troppe cose e parlava troppo”. 

Ed infatti, nel giugno 2018, due colpi furono esplosi, fortunatamente senza conseguenze, all'indirizzo del Cucumazzo: secondo gli investigatori a sparare furono Caputo e De Benedictis, poi arrestati da militari del Nucleo Radiomobile di Bari, perché, durante una delle citate scorribande in armi, erano stati trovati in possesso di una pistola cal. 7,65 con matricola abrasa, completa di 5 cartucce, di un giubbotto antiproiettile, guanti in lattice e passamontagna. 

L’arresto dei due non avrebbe però fermato le intenzioni di Cucumazzo, che avrebbe continuato ad aggirarsi armato nel quartiere Carrassi, commettendo anche due rapine ai danni di un circolo privato posto sotto il controllo degli Anemolo. 

Come reazione, Anemolo avrebbe ordinato addirittura l’acquisto, presso un trafficante di armi, di ordigni esplosivi azionabili a distanza e di fucili mitragliatori. Anche in questo caso, la tensione veniva smorzata dall’intervento dei Carabinieri che arrestavano, nel mese di luglio, Cucumazzo, sorpreso a bordo di uno scooter, armato con una pistola cal. 6,35 rubata.

Le indagini, affidate ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari, hanno reso possibile accertare gravi indizi a carico di sei soggetti, ritenuti mandanti ed esecutori dell'omicidio di Fabiano Andolfi, avvenuto nel quartiere Carrassi di Bari il 14 gennaio 2018 e documentato il pesante clima di tensione creatosi nei mesi successivi, con scorrerie armate e tentativi di eliminazione reciproca dei membri dei due sodalizi coinvolti. 

Secondo le investigazioni, Vincenzo Anemolo, ritenuto a capo dell’omonimo clan, e Francesco Cascella, ritenuto affiliato al clan Palermiti, sarebbero stati i mandanti, mentre Filippo Cucumazzo, Domenico Giannini, Donato Maurizio Di Cosmo e Giovanni De Benedictis sarebbero stati gli esecutori materiali.“

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