GDF Messina: sequestrati beni per oltre un milione di euro e arrestata la figlia del boss - NOC Press

GDF Messina: sequestrati beni per oltre un milione di euro e arrestata la figlia del boss

 



I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione ad una misura cautelare personale e reale nei confronti di S.S. cl. 95, figlia del noto boss messinese Salvatore Sparacia. cl. 75, con contestuale sequestro di due bar nel centralissimo corso Cavour, beni immobili e mobili per un valore stimato di oltre 1 milione di euro.

Salvatore Sparacio, nipote del pentito Luigi Sparacio, è stato coinvolto, nell'aprile scorso, nell'operazone antimafia "Provinciale", che ha smantellato il gruppo criminale attivo nel Rione Ariella, conosciuto come "Fondo Pugliatti".

In tale ambito, le indagini dirette dalla D.D.A. di Messina ed eseguite dagli specialisti del G.I.C.O. della Guardia di Finanza peloritana avevano documentato come il gruppo mafioso costituisse un importante riferimento cittadino per le scommesse illecite, tanto da spuntare commissioni del 40% sugli incassi delle scommesse, forte anche di consolidati rapporti con dirigenti maltese del settore, rilevando, altresì, anche pericolose connessioni con esponenti della politica locale.

Che si trattasse di un importante clan mafioso, del resto, si acquisiva anche in occasione del funerale del padre di Sparacio allorquando, ad aprile 2020, in pieno primo lockdown, destò scalpore la modalità per rendere omaggio al defunto, in violazione di tutte le norme anti Covid all’epoca vigenti.

L’odierno provvedimento di custodia cautelare interviene a valle del recente riconoscimento, da parte del Tribunale del Riesame (peraltro non revocato dalla Suprema Corte di Cassazione adita dagli indagati), dell’esistenza ed autonoma operatività del clan mafioso facente capo a Salvatore Sparacio, inizialmente ritenuto subordinato ad un altro clan.

Nel merito, su appello della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, con specifico riferimento ai rapporti tra lo Sparacio e il capo dell’altro clan, il Riesame affermava come non vi fosse sudditanza del primo nei confronti del secondo, bensì i loro rapporti fossero caratterizzati da un “rapporto di non belligeranza…in forza del quale il referente di un gruppo criminale interviene nei momenti di difficoltà attraversati dal gruppo concorrente…”.

Nella medesima direzione, la circostanza come il gruppo facente capo a Sparacio appoggiasse, nelle elezioni del 2018, candidati diversi da quelli appoggiati dall’altro gruppo mafioso: gruppi mafiosi autonomi, dotati di autonomo spessore e carisma criminale, e come tali riconosciuti dalle altre consorterie e dalla comunità.

Le odierne misure, invece, sempre disposte dal competente G.I.P. del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia peloritana, vedono indagata e destinataria degli arresti domiciliari la figlia S.S. cl. 95 del boss S. (da ritenere innocente fino a sentenza passata in giudicato), per intestazione fittizia di realtà societarie, beni immobili ed autovetture, in realtà riferibili occultamente al padre.

Nel corso delle intercettazioni effettuate è emerso, infatti, come il padre prendesse decisioni autonome, senza minimamente interpellare la figlia, solo formale titolare, come nel caso in cui rimproverava telefonicamente il sodale A.M. cl. 74 addirittura per aver fatto rispondere al telefono il banconista, disponendo anche di licenziarlo: “Ma quello che ca…risponde a telefono, lui si deve stare dietro al banco… va e rimproveralo.… non deve rispondere lui al telefono…cos’è questo bordellino….lunedì se ne deve andare…troppo babbo è”.

Ancora, parimenti, emergeva come al boss Sparacio fosse rimessa anche la gestione economica degli esercizi di ristorazione oggi sottoposti a sequestro: “… gli dobbiamo dare una stretta alle spese…… sono due giorni che faccio spese in continuazione e non va…”.

Tali convergenti elementi indiziari, uniti ad una analitica ricostruzione delle disponibilità patrimoniali acquisite nell’ultimo ventennio dal boss Salvatore Sparacio e dai componenti del suo nucleo familiare - finalizzato a verificare la compatibilità delle disponibilità patrimoniali rispetto alle lecite capacità reddituali dichiarate - e che restituivano un quadro di evidente sperequazione tra gli incrementi patrimoniali rispetto al reddito legittimamente prodotto, consentivano al competente Giudice di disporre l’odierno provvedimento.

In tal senso, quindi, venivano condivise le richieste formulate dalla Procura della Repubblica di Messina, ritenendo la donna un mero “schermo” del padre, consapevole del rischio di incorrere in provvedimenti di sequestro in relazione alla sua caratura criminale.

Più in particolare, il provvedimento di sequestro oggi eseguito dalle Fiamme Gialle ha avuto ad oggetto, oltre ai due bar, anche una quota pari al 25% di una s.r.l.s., con sede a Messina ed operante del settore della consulenza pubblicitaria, n. 2 fabbricati pure siti a Messina, n. 1 autoveicolo e denaro contante pari ad € 15.000,00, il tutto per un valore complessivo di stima pari a 1,1 milioni di euro.


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